Il tumore alla prostata si caratterizza per poter essere curato con varie forme di trattamento clinico, fortunatamente, con successo.
Oggi, in molti casi la scelta della cura finisce per essere presa dal medico che, nel rispetto delle leggi, chiede al paziente la firma di un corposo “consenso informato” che presenta spesso alternative non chiare.
Per superare questa situazione, da molti anni, si sta consolidando la tendenza di passare da un “consenso informato” a una “scelta condivisa” tra medico e malato che insieme analizzano, esaminano, discutono i pro e i contro di diverse alternative per pervenire, appunto, ad una “scelta condivisa”.
Con questo processo si vuole arrivare ad una decisione sul “come mi curo” che responsabilizzi, per la sua parte, il malato, tenga in considerazioni le sue specifiche preferenze in termini di “qualità della vita” e lo prepari ad affrontare tutte le problematiche legate alla malattia e ai possibili “effetti indesiderati” delle cure.
A tal proposito cogliamo l’occasione per fornirvi un estratto da un interessante documento: una norma del SSN inglese su come realizzare il “processo di scelta condivisa della cura”.
Il documento in questione è la norma ING 197 emessa dal NICE un organo, appunto, del SSN inglese. La norma, scritta con il tipico pragmatismo anglosassone, indica con grande precisione come deve operare un medico per pervenire ad una scelta veramente condivisa con il paziente sulle modalità di cura.
La norma ha valore generale per ogni situazione sanitaria e certamente si applica molto bene al caso specifico di tumore alla prostata.
La norma è stata pubblicata sul sito https://www.nice.org.uk/guidance/qs15 riportiamo di seguito un breve riassunto.
OSSERVAZIONI SULLA LINEA GUIDA NICE
pubblicata il 17 giugno 2021
Questa linea guida illustra come applicare il processo decisionale condiviso in tutti i contesti sanitari e per tutto il personale coinvolto in forma di Standard di qualità:
- sui modi in cui gli operatori sanitari e i pazienti possono collaborare
- sulla loro formazione
- sulla comunicazione ai pazienti di rischi, benefici ed eventuali conseguenze
In questo processo i professionisti e gli operatori sanitari sono tenuti a tenere pienamente conto dei bisogni, delle preferenze e dei valori individuali dei loro pazienti, per prendere decisioni appropriate alle circostanze dell’individuo, in consultazione con loro.
Il processo decisionale condiviso diventa un processo collaborativo che coinvolge la persona e il suo operatore sanitario che lavorano insieme per raggiungere una decisione congiunta sull’assistenza immediata o futura, con scelta di test e trattamenti basati sia sull’evidenza che sulle preferenze, convinzioni e valori individuali della persona. Attraverso la discussione e la condivisione delle informazioni, la persona comprende i rischi, i benefici e le possibili conseguenze delle diverse opzioni.
Il processo decisionale condiviso deve essere inserito in ogni organizzazione sotto la responsabilità di un professionista leader al livello più alto dell’organizzazione che abbia la responsabilità di pianificare e attuare il processo in una ottica di “miglioramento continuo”.
I sistemi informativi possono supportare il processo decisionale condiviso, ad esempio, fornendo un rapido accesso a tutte le informazioni, decisioni e preferenze della persona, agevolando attività di formazione degli operatori e, infine, promuovendo l’applicazione del processo condiviso nei reparti con poster e siti web, per il coinvolgimento, se necessario, anche dei familiari del paziente.
Riteniamo valida la scelta, durante tutto il processo decisionale condiviso, di personalizzare quanto più possibile le informazioni su rischi, benefici e conseguenze, spiegando chiaramente ai pazienti come le informazioni fornite si applichino a loro direttamente e quanta incertezza è associata ad esse.
Mario Salmon